lunedì 28 luglio 2008

Lo scandalo della Banca Romana

Tale scandalo risale al 1889. Dopo la costituzione del Regno il governo non era riuscito a unificare le banche di emissione e aveva autorizzato sei istituti a stampare moneta: la Banca Nazionale, la Banca Romana, il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito. Esisteva una legge del 1874 che limitava il diritto di emissione, ma le banche si facevano concorrenza e la vigilanza era esercitata, a dir poco, sommariamente. Quando si sparse voce che nei conti della Banca Romana, erede di un istituto di credito dello Stato Pontificio, vi erano gravi irregolarità, il ministro dell’Agricoltura e commercio, a cui spettava il controllo, nominò una commissione d’inchiesta presieduta dal senatore Giacomo Alvisi. Gli inquirenti scoprirono che la circolazione eccedeva di 25 milioni quella autorizzata dalla legge e che la banca aveva fatto stampare clandestinamente 9 milioni di biglietti, soprattutto in tagli da duecento lire, per coprire un vuoto di cassa e un numero considerevole di crediti sofferenti, praticamente irrecuperabili. Il governatore della Banca era Bernardo Tanlongo, un uomo che Nello Quilici, in un libro pubblicato cinquant’anni dopo, descrisse così: «Vecchio mercante di campagna di 73 anni, rozzo e frusto arnese dell’affarismo romano, semianalfabeta, arruffone, imbroglione, confusionario, con una situazione patrimoniale privata ingarbugliatissima, apparentemente florida, in realtà carica di debiti». La Banca assicurò che avrebbe risanato i suoi conti e il governo, in cui Giovanni Giolitti era ministro del Tesoro, preferì soffocare lo scandalo per evitare danni alla credibilità finanziaria dell’Italia in Europa. Sarebbe stato necessario raddoppiare la vigilanza e costringere Tanlongo a dimettersi.Ma lo stesso Giolitti, divenuto nel 1892 presidente del Consiglio, inserì Tanlongo in una «infornata» di nuovi senatori. Perché un uomo attento, prudente, buon conoscitore della macchina amministrativa e personalmente onesto come Giolitti, commise un tale madornale errore? È probabile che il governatore della Banca Romana avesse elargito prestiti e finanziamenti a una buona parte della classe politica.È possibile che lo stesso re Umberto avesse contratto qualche debito. La bonaccia durò poco. Mentre il senatore Alvisi mostrava segni d’irritazione e insofferenza per lo scarso seguito dato alla sua relazione, la faccenda finì nelle mani di un giovane economista romano, Maffeo Pantaleoni e di un deputato repubblicano, Napoleone Colajanni, nonno e omonimo di un brillante e tagliente economista, . Lo scandalo, da quel momento, sfuggì al controllo del governo e rivelò una situazione ancora più disastrosa: i biglietti clandestini ammontavano a settanta milioni di lire, la Banca ne aveva ordinati altri quaranta a uno stampatore di Londra e le casseforti erano piene di cambiali in sofferenza. Tanlongo e il suo tesoriere furono arrestati. Un debitore di Tanlongo, il deputato Rocco De Zerbi, morì improvvisamente, forse suicida. I due maggiori uomini politici dell’Italia d’allora, Francesco Crispi e Giovanni Giolitti, furono inseguiti per parecchi anni da sospetti, inchieste parlamentari, indagini giudiziarie. Vi fu persino un momento, alla fine del 1894, quando Giolitti, per sottrarsi a un possibile arresto, decise di andarsene in Germania per un mese e mezzo. Nel mezzo della crisi, tuttavia, Giolitti aveva trovato la soluzione del problema. Nell’estate del 1893 fece approvare dalla Camera una legge che prevedeva la fusione delle principali banche di emissione e trasformava la Banca Nazionale, di fatto, in Istituto centrale. Era nata così da uno scandalo la Banca d’Italia. Da allora, come abbiamo constatato in queste settimane, è un po’ invecchiata. Un’altra vicenda, fortunatamente molto meno grave di quella in cui fu coinvolto il governatore Tanlongo, potrebbe essere l’occasione di una nuova giovinezza.

di Sergio Romano
fonte: corriere.it
mercoledì 16 luglio 2008

L'albero genealogico di Carlo V



Grazie alla sapiente politica matrimoniale del nonno Massimiliano I d’Asburgo, Carlo V diverrà il sovrano più potente della prima metà del '500, governando un impero sul quale lui disse "non tramontava mai il sole". Ispirandosi al Sacro Romano Impero di Carlo Magno, si proponeva come guida morale e politica per gli stati cristiani d’Europa, contrapponendosi all’espansionismo ottomano nel Mediterraneo ed nei Balcani. L’espansione della Riforma protestante incrinò però dall’interno il suo progetto di unità cristiana a cui si aggiunse la rivalità con Francesco I che lo costrinse ad una guerra continua con la Francia.

Nonno paterno: imperatore Massimiliano I di Asburgo
Sposa Maria di Borgogna
Figlio: Filippo il Bello (1478- 1506)
Nonno materno: Ferdinando il Cattolico di Aragona
Sposa Isabella di Castiglia
Figlia: Giovanna (1479-1555)
Filippo il Bello di Asburgo sposa Giovanna di Aragona-Castiglia
Figlio: Carlo V di Asburgo
Borgogna e Fiandre
Nel 1506 eredita dal padre Filippo il Bello i territori dello stato borgognone, acquisiti dalla famiglia in virtù del matrimonio tra Massimiliano I d’Asburgo e Maria, figlia del duca di Borgogna Carlo il Temerario.
Regno di Napoli e di Sicilia e Corona d'aragona
Nel 1516, alla morte del nonno materno Ferdinando di Aragona, eredita i Regni di Napoli e di Sicilia insieme con la corona d’Aragona.

Regno di Castiglia
Nel 1516, sempre alla morte del nonno materno, eredita la Castiglia e gli immensi domini coloniali d'oltremare, che Ferdinando aveva legato alla corona d’Aragona sposando Isabella di Castiglia.
Sacro Romano Impero
Alla morte del nonno paterno Massimiliano I d’Asburgo, nel 1519, acquisisce i possedimenti asburgici nell'Europa centrale (Austria, Ungheria e Boemia). Diventa così il principale candidato alla successione imperiale, e infatti nello stesso anno ottiene la carica dai principi elettori germanici superando la concorrenza del suo acerrimo rivale, Francesco I di Francia.
Massimiliano I di Asburgo (1459-1519)
Figlio dell’imperatore Federico III, con la sua politica matrimoniale,pose le basi della potenza degli Asburgo: sposò in prime nozze Maria di Borgogna, entrando in possesso delle Fiandre, poi nel 1494 Bianca Sforza, avversando le mire dei francesi sullo stato di Milano. Predispose inoltre le nozze del figlio Filippo con Giovanna la Pazza, e stipulò contratti matrimoniali con Ladislao Jallone, re di Boemia e d’Ungheria, assicurando al nipote Ferdinando ( fratello minore di Carlo V) la successione a queste due corone.
Maria di Borgogna (1457-1482)
Unica figlia del duca di Borgogna Carlo il Temerario, succedette al padre nel 1477, per far fronte all’insurrezione dei Paesi Bassi, che chiedevano un ritorno alle autonomie comunali, e alle mire espansionistiche della vicina Francia chiese aiuto all’arciduca Massimiliano d’Asburgo, che sposò il 29 agosto dello stesso anno, ma morì per un incidente di caccia dopo solo cinque anni, lasciando due figli, Filippo il Bello e Margherita d’Austria.
Filippo I il Bello (1478-1506)
Figlio dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo e di Maria di Borgogna, ebbe in eredità dalla madre nel 1482 i Paesi Bassi. Nel 1496 sposò Giovanna la Pazza, figlia di Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia, e in virtù di questo matrimonio e degli squilibri mentali della moglie divenne principe ereditario della Castiglia. Alla morte di Isabella Ferdinando e Filippo si contesero il regno e nel 1506 raggiunsero un accordo: a Ferdinando andò l'Aragona e per evitare una guerra, rinunciò alla Castiglia in favore di Filippo, il cui regno non durò che pochi mesi: egli morì infatti il 25 settembre dello stesso anno.
Ferdinando il Cattolico di Aragona (1452-1516)
Figlio di Giovanni II d’Aragona e della sua seconda moglie Giovanna Enrìquez, sposò nel 1469 Isabella di Castiglia, che appoggiò nella lotta per la successione alla corona del fratello Enrico IV. Ebbe così inizio il regno congiunto dei due sovrani, che nei fatti perseguivano una politica "spagnola", nonostante governassero due stati separati sul piano costituzionale. Cardine di questa politica fu l'unità religiosa spagnola che venne perseguita con la caduta del regno arabo di Granada, fu completata l’opera di reconquista, coronando il principio di unità religiosa perseguito dai due sovrani
Giovanna la Pazza (1479-1555)
Secondogenita dei re cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, sposò nel 1486 l’erede di Massimiliano d’Asburgo e Maria di Borgogna, Filippo il Bello, da cui ebbe i futuri imperatori Carlo V e Ferdinando ( imperatore dopo Carlo dal 1555 al 1564). A causa dei continui tradimenti del marito Giovanna fin dal 1503 cominciò a trascendere in violente scenate di gelosia e in veri e propri episodi di squilibrio, tanto che quando assunse il titolo di regina di Castiglia, alla morte della madre, la sovranità effettiva venne esercitata dal marito Filippo e, dopo il 1506, dal padre Ferdinando. La morte del consorte dette infatti il colpo di grazia alla salute mentale di Giovanna, che fu segregata in un palazzo di Tordesillas, dove visse per quasi cinquanta anni.
Isabella I di Castiglia (1451-1504)
Figlia di Giovanni II di Castiglia e di Isabella di Portogallo, sposò nel 1469 Ferdinando d’Aragona, allora re di Sicilia ed erede della corona aragonese. Durante il suo regno la Castiglia si caratterizzò per una politica espansionistica culminata nel 1492, nella conquista dell’ultimo stato arabo della penisola iberica, il regno di Granada, mentre nello stesso anno prendevano il via le spedizioni di Cristoforo Colombo verso le Americhe.
Carlo V di Asburgo (1500- 1556)
Fin dalla sua nascita a Gand, il 24 febbraio 1500, acquisì il titolo di duca del Lussemburgo. essendo ancora minorenne alla morte del padre Filippo il Bello, sua zia Margherita d'Austria ottenne la reggenza dei Paesi Bassi. Dichiarato maggiorenne nel 1515, il giovane principe raccolse prima l'eredità del nonno materno Ferdinando il Cattolico (1516) e quindi quella del nonno paterno, Massimiliano d'Absburgo (1519). In questo stesso anno egli fu eletto imperatore del Sacro Romano Impero. Le terre, appena scoperte in America, appartenevano anche alla Spagna e Carlo V poté così dire che il sole nel suo regno non tramontava mai.


vedi anche
http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_V_del_Sacro_Romano_Impero#Albero_genealogico
http://www.silab.it/storia/?pageurl=22-l-albero-genealogico-di-carlo-v
http://cronologia.leonardo.it/storia/tabello/tabe1500.htm